Giuliano Briganti

Gustave Doré

Strasburgo 1832 – Parigi 1883

“O pray you, noble Lady, weep no more….”
Penna e inchiostro, tempera con rialzi di biacca su carta, mm 420x310
Firmato in basso a destra “G. Doré”

La bellissima tempera è lo studio definitivo per la tavola corrispondente, illustrazione dei versi 182 e seguenti, di Guinevere, poema in versi sciolti pubblicato da Sir Alfred Tennyson nel 1867, uno dei dodici compresi nel ciclo Idylls of the King. Quasi nessuna differenza con l’incisione pubblicata: le uniche divergenze apprezzabili riguardano una minore definizione, nell’opera qui presentata, delle parti architettoniche ai margini dell’immagine che, nell’illustrazione, mostrano a sinistra una bifora e a destra una fuga di archi disegnata con grande esattezza.
Così il passo illustrato da Gustave Doré nell’ambito di The story of King Arthur and Queen Guinevere. With nine engravings on steel from drawings by Gustave Doré, London, E. Moxon, Son & Co, 1867:
O pray you, noble lady, weep no more
But let my words, the words of one so small,
Who knowing nothing knows but to obey
And if I do not there is penance given
Comfort your sorrows, for they do not flow
From evil done; right sure am I of that
Who see your tender grace and stateliness…”

Ahimè, nel tentativo di consolare Ginevra, rifugiatasi in convento priva di nome per fuggire all’amore impossibile e disonorevole per Lancellotto, la giovane conversa riferisce alla regina quanto le voci popolari ripetono sui suoi amori e la sua presunta infedeltà ai voti coniugali, aumentando la sua disperazione.

Tre i poemi di Sir Alfred Tennyson appartenenti a questo ciclo, composto tra il 1859 e il 1885 e ispirato ai poemi arturiani di Sir Thomas Malory (1485) quattro furono illustrati da Doré: oltre a King Arthur and Queen Guinevere, del 1867, The Story of Elaine (1866), The Story of Merlin and Vivien (1867) e The Story of Enid and Geraint (1868), tutti pubblicati da Edward Moxon.
Il successo ottenuto indusse l’editore a pubblicare nel 1868 una raccolta delle sole illustrazioni (nove per ogni volume, più una) commentate dai versi di Tennyson e riunite nel Dorè gift book of Illustrations to Tennyson’s Idylls of the King. With descriptive letterpress and quotations from Tennyson’s poems. With 37 engravings on steel by Gustave Doré.

Può essere interessante ricordare che, in alternativa alle incisioni di Doré, nel 1874 Tennyson progettò un’edizione degli Idilli con fotografie di Julia Margaret Cameron, che per scattò oltre duecento immagini per ricavarne dodici illustrazioni.


Ludovica Trezzani
Aprile 2015
 
 
Scala di palazzo con due figure (Il castello di Argìa, illustrazione per Orlando Furioso, canto XLIII, stanza 1381879
Inchiostro e acquarello su carta, mm 470x355
Firmato, datato e dedicato in basso a sinistra “A Campbell Clarke/affectueux souvenir/1879 Gu Doré”
Provenienza: Torino, Galleria Galatea, 1970
Esposizioni: Del Simbolismo. Torino, Galleria Galatea, 20 ottobre – 20 novembre 1970
Bibliografia: Del Simbolismo. Catalogo della mostra, Torino 1970, s.p.
 
Tra le letture preferite della sua infanzia Giuliano Briganti ricordava spesso l’Orlando Furioso, che il padre gli aveva fatto conoscere precocemente e che aveva riletto così spesso da conoscerne a memoria interi canti. E se le imprese dei paladini di Francia e dei cavalieri saraceni, il volo dell’Ippogrifo e la selva incantata dove Angelica si nascondeva avevano nutrito l’immaginazione di Giuliano bambino molto meglio che qualunque raccolta di fiabe, è probabile che l’adolescente e poi l’adulto ricordassero con piacere lo sguardo divertito e bonario, la felice innocenza pagana con cui Ludovico Ariosto aveva narrato le avventure amorose che, anche solo per brevi attimi, univano i protagonisti a fanciulle sprovvedute e indifese o a pericolose quanto affascinanti incantatrici, con una varietà di allusioni erotiche e di frasi a doppio senso che i programmi scolastici delle generazioni successive avrebbero escluso senza pietà, e dunque riservate a chi, come lui, si era accostato al poema da solo e per pura passione.
Non è dunque un caso che Briganti acquistasse per la sua collezione il foglio che qui si presenta, e che illustra per l’appunto la stanza 138 del canto XLIII dell’Orlando Furioso, anche se alla scelta di un’immagine così stravagante e visionaria, non a caso proposta nel contesto di una mostra dedicata al Simbolismo, non sia stata probabilmente estranea la ricerca che, appunto in quegli anni Settanta, Briganti dedicava ai “pittori dell’immaginario” a cui sarà intitolato il suo libro uscito nel 1977.
Più o meno cent’anni prima, nel 1879, la casa editrice Hachette aveva pubblicato a Parigi “Roland furieux, poëme héroïque traduit par A. J. du Pays”, un volume in folio ornato da frontespizio, 81 tavole fuori testo e 536 illustrazioni di Gustave Doré. A quest’ultimo, per l’appunto, si doveva il progetto di illustrare le più importanti opere della letteratura occidentale di ogni tempo, concepito intorno al 1855 e portato avanti negli anni Sessanta del XIX secolo con la pubblicazione della Divina Commedia (1861-68), del Don Chisciotte (1863), dei poemi di John Milton e di Alfred Tennyson (1867-69), per citare solo i titoli più noti. Ultima delle sue imprese, la pubblicazione dell’Orlando Furioso si valeva per la prima volta del nuovissimo procedimento fotomeccanico Gillot che riproduceva in rilievo una parte delle illustrazioni, consentendo la conservazione dei disegni originali, mentre altre erano incise su legno. 
Come è stato sottolineato, nel corso del XIX secolo il poema ariostesco aveva conosciuto in Francia numerose edizioni; proprio negli anni seguiti alla guerra franco-prussiana, una nuova ricerca dei momenti più gloriosi della storia nazionale suggeriva di rileggere l’epopea dei paladini di Francia in una chiave certo non prevista da Messer Ludovico, e anzi lontanissima dalle sue intenzioni, ma favorevole all’incontro felice tra la fantasia del poeta e quella, ancor più sbrigliata e nutrita dei più diversi spunti, del suo moderno illustratore.
La scena qui raffigurata si riferisce alla vicenda dell’anziano giudice Antelmo (Orlando Furioso, canto XLIII, stanze 132-143) che, per aver voluto saggiare la fedeltà della bella e virtuosa Argìa, finisce vittima di una beffa crudele ma ben meritata nel castello suscitato dagli incantesimi della fata Manto, luogo di meraviglia e fonte di sempre rinnovato stupore “… La forma, il sito, il ricco e bel lavoro/va contemplando, e l’ornamento regio…” inconsapevole della punizione che sta preparando per lui “l’Etiopo con naso e labii grossi…” che vediamo anche in un’altra illustrazione, relativa al seguito dell’episodio (canto XLIII, stanza 140).
E’ l’eclettismo del XIX secolo, insieme a suggestioni orientaliste, a dettare la scelta degli ornati architettonici di queste illustrazioni, contraddistinte tuttavia dall’animazione dei motivi antropomorfi – cariatidi e putti festosi – che la compongono.
Per il gruppo di disegni conservati al Musée d’Art Moderne et Contemporain di Strasburgo e per quelli acquisiti nel 2004 dalla Bibliothèque Nationale di Parigi, oltre che per notizie generali sull’edizione Hachette del 1879, si vedano il testo e le schede di Monica Preti nel catalogo della mostra I voli dell’Ariosto. L’Orlando Furioso e le arti. Tivoli, Villa d’Este, 15 giugno – 30 ottobre 2016. Catalogo a cura di M. Cogotti, V. Farinella, M. Preti, Perugia 2016, pp. 290-309.
 
 
Ludovica Trezzani
Novembre 2016