Giuliano Briganti

Giuseppe Piattoli

Firenze 1743 – 1823

Sette studi per i “Proverbi toscani”:

“La libreria non fa l’omo letterato”
Matita, penna e inchiostro su carta bianca, mm 274x200

“Un fiore è bello e non sta bene a tutti”
“Potestà novo caccia il vecchio”
“A canuto e livido sembiante può ben tornar amico ma non amante”
“Bello in fascia e brutto in piazza”
“Chi non muor si rivedrà”
“Roba fatta denaro aspetta”
Penna e inchiostro su carta bianca, mm. 200x274

Tutti recano in basso il titolo dell’illustrazione

Tradizionalmente riferiti a Giuseppe Piattoli, questi disegni ci mostrano le prime idee, solo in parte sviluppate, per le due serie dei “Proverbi toscani” incise da Carlo Lasinio su disegni dell’artista fiorentino e pubblicate, rispettivamente, nel 1786 e nel 1788 dagli editori Niccolò Pagni e Giovanni Bardi di Firenze (Raccolta di quaranta proverbi toscani espressi in figura da Giuseppe Piattoli fiorentino)

Ciascuna serie illustra quaranta proverbi diversi, la prima utilizzando un formato verticale al contrario della seconda, ove le scene a più figure sono disposte orizzontalmente: un dato che induce a distinguere destinazione e cronologia dei fogli qui esaminati, appunto di diverso formato sebbene uguali per dimensioni, e leggermente diversi nella tecnica. Alla prima serie, composta da scene impaginate verticalmente, apparterrebbe dunque il primo disegno catalogato mentre gli altri sei sono stati pensati per illustrare la seconda.

In effetti, solo uno di questi ultimi trova puntuale corrispondenza, naturalmente in controparte, con la scena incisa da Lasinio: il detto “Chi non muor si rivedrà” che compare, delicatamente colorato all’acquarello (e col titolo mutato nella forma più usuale “Chi non muor si rivede”) alla tavola 21 dell’edizione del 1788, dove una scena di commiato in tutto corrispondente alla nostra è completata da quella del trasporto dei bagagli alla carrozza, sviluppando un pensiero ancora incerto nel nostro foglio.

Dall’esame dei disegni preparatori per entrambe le serie oggi rintracciati, alcuni conservati agli Uffizi, altri in raccolte private e occasionalmente sul mercato antiquario, si può in effetti constatare che non tutti i “pensieri” di Giuseppe Piattoli furono poi sviluppati in maniera compiuta per essere tradotti in incisione mentre, viceversa, molte tavole incise non hanno riscontro in disegni preparatori.
Un esempio delle varianti apportate in corso d’opera riguarda, per rimanere alle nostre scene, l’illustrazione del detto “Un fiore bello non sta bene a tutti” (così nella redazione finale) a cui si riferisce un disegno agli Uffizi (G.D.S.U. F 20782; matita nera su carta, mm. 192x280) diverso dal nostro per composizione e stile, sebbene affine nell’ispirazione, inciso dopo ulteriori variazioni alla tavola XIV della serie del 1788.
Molto vicino ai nostri per tecnica e stile e appena maggiore per dimensioni, il foglio intitolato “Chi tardi arriva male alloggia” (penna e inchiostro su carta bianca, mm. 200x280) venduto a Firenze presso Gonnelli (asta 14, 12 dicembre 2013, lotto 100), ove la composizione è inquadrata da un sottile tratto di penna e reca in basso il titolo dell’illustrazione; ancora, un disegno venduto a Roma presso Babuino Casa d’Aste (16 maggio 2006, n. 121), presenta invece il titolo all’interno della scena figurata.
Due album di disegni acquerellati per entrambe le serie venduti a Firenze ai primi del Novecento dalla collezione Franchetti furono oggetto di un articolo di Paolo d’Ancona che per primo diede notizia di Piattoli e della sua attività di illustratore (Due libri di disegni popolareschi di Giuseppe Piattoli, pittore fiorentino del secolo XVIII, in “L’Arte” 1909, pp. 261-68): non solo inventore dei “Proverbi toscani” ma anche della serie “Giuochi Trattenimenti e Feste Annue che si costumano in Toscana…” uscita nel 1790 ancora per i tipi di Pagni e Bardi, e della “Marfisa”.
Un album di ventisei disegni a penna e bistro, preparatori per la serie del 1786 pur con le debite varianti, è stato presentato dalla Galleria Apolloni (I proverbi di Giuseppe Piattoli, Roma 2001) dopo un passaggio alla Finarte di Milano (22 novembre 2000, n. 41).
Tra i più recenti contributi all’artista, autore di ritratti e di soggetti religiosi e, inaspettatamente, felice illustratore di edificanti storie di santi e beati, lo studio di Piero Pacini (Giuseppe Piattoli e i miracoli della Beata Maria Bartolomea Bagnesi, in “Critica d’Arte 68, 2005, pp. 103-118), ricco altresì di notizie documentarie che del pittore restituiscono una fisionomia articolata e in qualche modo sorprendente nel ruolo non secondario tenuto all’Accademia del Disegno e poi presso la Real Galleria: come se il suo percorso fosse stato in qualche modo segnato dall’essere tenuto a battesimo da uno dei più raffinati collezionisti fiorentini, Niccolò Gabburri.


Ludovica Trezzani
Aprile 2015